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Come i nostri lettori ormai sanno, La Pagina dell'Organo ha terminato il suo ciclo di pubblicazioni periodiche con l'aggiornamento del 26 Novembre 2021.
La nuova impostazione prevede soltanto la pubblicazione occasionale di UNA pagina dedicata ad un argomento meritevole di particolare attenzione.

La pagina di oggi riguarda:

Organ Mind Set Change

Questo disgraziato sito, ormai ridotto a quest'unica pagina, per venticinque anni ha trattato molti aspetti dell'organo e della sua musica, cercando di approfondirne le diverse particolarità. Ma chi scrive è ormai più di mezzo secolo che, più o meno attivamente ed approfonditamente, segue le vicende organistiche nazionali ed internazionali e, durante questi decenni, ha visto cambiare, per certi versi radicalmente, un mondo musicale che, partendo da premesse plurisecolari, ha avuto, per alcuni aspetti, una netta evoluzione mentre, per altri, si è -purtroppo- anche molto involuto.
Nel 1969, quando per la prima volta abbiamo posato le terga sulla panca di una consolle, l'organo era ancora lo strumento della Chiesa Cattolica ma stava cominciando ad avviarsi verso una parabola discendente che lo avrebbe portato a diventare, nel giro di poco tempo, lo strumento dei musicisti sfigati, dei ragazzi "nati vecchi", che non capivano che il Mondo (non solo quello musicale) stava cambiando. Il Vaticano Secondo (inteso come Concilio), che pure aveva avuto tra i suoi consulenti musicali gente del calibro di Olivier Messiaen, nonostante le buone intenzioni, si stava rivelando per quello che effettivamente sarebbe poi diventato, cioè la pietra tombale della musica sacra, religiosa e liturgica (e non solo di quella).
In quei disgraziati anni si andavano smembrando le "cantorie", cioè quei gruppi di persone che in ogni chiesa, anche la più piccola del più minuscolo paese di montagna, dedicavano tempo, passione e dedizione al canto liturgico e che ritenevano questa attività come una partecipazione attiva ai sacri riti. Ed a quei tempi i repertori delle cantorie, anche di quella più scalcagnata, comprendevano, sempre ed immancabilmente, almeno tre o quattro messe del Perosi, che venivano proposte nelle liturgie più importanti. Gli organisti di quel tempo, formatisi nei decenni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale nei Conservatori, nelle scuole di Musica Sacra o, molto spesso, nell'insegnamento dei loro predecessori, erano spesso ottimi musicisti che quasi sempre, magari pur non avendo mai ascoltato un brano di Bach, erano anche ottimi direttori di coro, bravi trascrittori e distinti compositori.
Sparite, per senilità ed obsolescenza naturale, queste figure, nelle chiese cattoliche (soprattutto in quelle italiane) il loro posto cominciava allora ad essere preso dai "giovani", quei giovani che, illusi dalle teorie del "Sessantotto", ritenevano che il buttare dalla finestra il passato avrebbe aperto le porte ad una nuova Chiesa, ad un nuovo modo di intendere la liturgia ed avrebbe, finalmente, "liberato" la Chiesa (e la sua musica) dalle incrostazioni ancestrali di una concezione elitaria per aprirla al "popolo". Per ottenere questo risultato, ovviamente, bisognava "rottamare" un bel po' di cose: i paramenti, gli arredi, la lingua latina, il senso del mistico, la sacralità dei riti e, con essi, anche la musica liturgica. A spazzare via il "ciarpame" conservatoristico ci pensarono i giovani sacerdoti che uscivano in quegli anni dai seminari, imbottiti di teorie "sociali" (e socialiste), quei preti che, per intenderci, invece di rappresentare la figura di riferimento spirituale per i fedeli, ne diventavano invece l'amicone con cui bere una birra al bar parlando di calcio o, peggio, il "prete operaio" che condivideva, con i veri operai, il lavoro, le difficoltà, la vita difficile ma, assieme a tutto questo, anche le bestemmie, le imprecazioni e le manifestazioni di piazza (talvolta anche violente) nei confronti dei "padroni".
Si stava verificando nella Chiesa Cattolica uno dei più grandi e dannosi Mind Set Change di tutti i tempi, un cambio di mentalità che avrebbe nei decenni a seguire letteralmente distrutto la Chiesa per condurla ai livelli di inutilità ed irrilevanza di oggi.
Seduti sulla panca della nostra consolle, abbiamo assistito all'ingresso nelle chiese degli organi elettronici, delle chitarre, delle percussioni, delle canzonette prima "beat" e poi "rock" agghindate con testi liturgici di squallida banalità. Abbiamo visto succedersi improbabili "cantorie ad orecchio" (cantare senza conoscere una sola nota di musica rappresenta il massimo della perversione musicale postconciliare) a cui abbiamo tentato, inutilmente, di dare un minimo di educazione musicale. Abbiamo assistito al progressivo deterioramento del nostro organo ed alla sordità ottusa dei sacerdoti a cui chiedevamo di farlo riparare senza ottenere alcun risultato. Parallelamente, abbiamo assistito alla progressiva morte della liturgia, del significato profondo della religiosità, alla trasformazione dei sacerdoti da "pastori" di anime ad impersonali "amministratori" di pulsioni individualistiche in una società sempre più divisa, frammentata, ostile, individualista e menefreghista. E alla fine, delusi e scoraggiati, abbiamo abbandonato tutto ciò al suo infame destino. L'organo è così diventato per noi un compagno di sola vita privata; abbiamo rinunciato a mettere la nostra voglia e le nostre (peraltro scarse) capacità musicali al servizio di una comunità che le rifiutava e le osteggiava. E oggi dobbiamo dire, purtroppo con una punta di dispiacere, che è stato meglio per noi.

In quel periodo abbiamo anche assistito ad un altro Mind Set Change, che ha interessato lo "scopo" della musica organistica. Se in precedenza gli organisti erano, a parte rarissimi casi, destinati ad un'attività esclusivamente liturgica, a fronte della progressiva riduzione della valenza dell'organo nell'ambito sacro, a cavallo tra gli Anni Sessanta e Settanta del secolo scorso si è visto questo strumento assumere una valenza sempre più sganciata dalla sua destinazione originale per avvicinarsi al destino di tutti gli altri strumenti musicali, cioè al concertismo. Intendiamoci, i concerti d'organo si facevano anche prima, ma fu proprio in quegli anni che molti giovani organisti italiani iniziarono a cimentarsi nel concertismo organistico "di massa" e, sulla scia di quello che già avveniva in altri Paesi Europei, a dare il via a veri e propri Festivals Organistici nei quali le musiche del passato che non si potevano più ascoltare durante le liturgie si potevano, invece, ascoltare durante i concerti. In pratica, la musica che dalle chiese era stata buttata fuori dalla porta, rientrava dalla finestra.
Abbiamo già citato qualche volta su queste pagine i concerti organistici che abbiamo potuto ascoltare, nei primi anni Settanta del Novecento, a Roma nell'ambito degli allora famosi "Settembre Organistici", serie di concerti assolutamente fantastici in cui abbiamo potuto ascoltare (e conoscere personalmente) i più grandi organisti europei di quell'epoca. Quelle manifestazioni erano, in Italia, le prime manifestazioni degli effetti di un cambio di mentalità che riguardava una delle essenze della musica organistica, cioè la sua fruibilità e l'ampliamento del "target" a cui essa era destinata e tutto questo forniva uno sbocco "collaterale" e non previsto alle teorie di "popolarizzazione" delle cose sacre. In effetti a quei concerti (rigorosamente ad ingresso libero) assisteva un pubblico che rappresentava tutte le classi sociali e comprendeva anche chi le chiese non le frequentava mai. Certo, in quel modo le chiese diventavano sale da concerto e nei decenni seguenti questo aspetto diede origine anche a qualche abuso, ma è un dato di fatto, però, che se non ci fosse stato questo "cambio di scopo", la musica organistica non sarebbe sopravvissuta e noi oggi, qui, parleremmo d'altro.

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www.lapaginadellorgano.it
Il sito italiano dedicato all'organo ed alla musica organistica online dal 26 Novembre 1996
curato e realizzato da Federico Borsari