Ed eccoci alla terza parte, conclusiva, della nostra breve -e peraltro abbastanza superficiale- trattazione sul complesso argomento del Temperamento. Dopo aver visto alcune variazioni "italiane" del temperamento "mesotonico", passiamo alla Germania, che grazie ad alcuni grandi teorici ed organari che vissero ed operarono a cavallo tra il diciassettesimo ed il diciottesimo secolo, vide l'elaborazione di alcuni interessantissimi temperamenti che, soprattutto per il fatto di essere stati utilizzati in diversi strumenti utilizzati da Dietrich Buxtehude prima e da Johann Sebastian Bach poi, sono diventati precisi punti di riferimento dapprima per gli studiosi dell'argomento ed in seguito per i moderni organari che si sono dedicati alla costruzione (ed al restauro) di organi direttamente ispirati agli strumenti di quell'epoca, nell'ottica di un' Orgelbewegung il più possibile aderente ai suoi principi più profondi.
Abbiamo già detto che, in definitiva, il temperamento più utilizzato in Europa per trecento anni è stato il mesotonico, adattato di volta in volta ed in diversi modi per renderlo più suscettibile di rispondere alle esigenze sempre più pressanti di poter "praticare" il maggior numero di tonalità possibili. Ed è altresì vero che anche i temperamenti più conosciuti (Werkmeister e Kirnberger) altro non sono che temperamenti mesotonici modificati.
Uno degli organari più attenti alle esigenze della nuova musica dell'epoca, che tendeva ad arricchirsi sempre di più di modulazioni in tonalità "lontane" da quella di base, fu Arp Schnitger. Punti di riferimento per conoscere la sua evoluzione sono, in particolare, due organi, quello di Norden (in foto) e quello di Stade, dove risulta utilizzato un temperamento che, invece di ripartire il comma sintonico, ripartisce quello pitagorico dividendone il valore in cinque parti e ripartendolo in diverse quinte. Ad esempio, nell'organo di Norden, il comma pitagorico viene ripartito su sette quinte (le prime), seguite da due quinte allargate dello stesso valore ed, infine, da tre quinte mantenute pure.
E' da dire che gli studi sui temperamenti germanici si sono basati non solo sugli strumenti, ma anche -e fondamentalmente- sulle opere degli autori dell'epoca. In particolare hanno avuto una grande importanza gli studi su diverse composizioni (tra cui alcune di Bach) scritte in tonalità che richiedevano strumenti "ben temperati" e poi trascritte in tonalità più praticabili (ad esempio originariamente in Mi Maggiore e trascritte in Do Maggiore). Non è chiaro se questo accorgimento fosse una specie di "facilitazione" per poter eseguire tali opere sia su strumenti "mesotonici" che "ben temperati", ma è significativo il fatto che tali opere testimoniano inequivocabilmente che all'epoca il panorama dei temperamenti era particolarmente "effervescente".
E questo fatto è testimoniato, altrettanto inequivocabilmente, dall'evoluzione compositiva di Dietrich Buxtehude. In effetti nella sua opera organistica è ben presente e rilevante una specie di "cesura" stilistica, che vede le composizioni scritte precedentemente al 1683 porsi in un ambito prettamente "mesotonico" mentre quelle successive presentano una spiccata accelerazione verso un cromatismo che a quei tempi risultava possibile solo utilizzando strumenti "ben temperati". Illuminante, a questo proposito, è il fatto che -guarda caso- proprio nell'anno 1683, l'organo della Marienkirche di Lubecca -dove Buxtehude era organista- fu sottoposto a lavori di "rifacimento" dell'accordatura che durarono più di un mese.
Oltre a questo, il grande "movimento" che interessava a quei tempi il panorama organario (ed organistico) germanico è testimoniato da diverse ed autorevoli fonti documentali, tra cui di fondamentale importanza i testi di Michael Praetorius, che dedicò una corposa parte delle sue trattazioni ai temperamenti più utilizzati, temperamenti che ci dimostrano come veramente profonda e, per certi versi, anche accanita, fosse la ricerca del modo migliore per consentire quella "circolazione totale" tra le varie tonalità che era ormai divenuta una necessità pressante per i compositori e per gli organisti. E così, tra ripartizioni del comma sintonico e pitagorico, terze larghe e quinte strette, spezzature dei tasti cromatici e quinte del lupo sempre più "morbide", arriviamo a Werckmeister e Kirnberger.
Andreas Werckmeister fu un organista e teorico musicale, nato nel 1645, che svolse la sua opera dapprima ad Hasselfelde, poi a Elbingerode e, infine, ad Halberstadt fino alla morte, avvenuta nel 1706. Come organista e compositore non lasciò quasi nulla ma le sue opere teoriche sono numerose e, soprattutto, importantissime per la questione del temperamento. Non per nulla egli fu il primo ad utilizzare la definizione di "buon temperamento" per indicare un tipo di accordatura che consentisse la circolazione armonica tra tutte le tonalità.
Nelle sue opere teoriche egli si dedicò molto all'analisi del contrappunto, ipotizzandone uno stretto legame matematico-teo-filosofico con quella che allora era definita l'"Armonia delle Sfere", cioè una musica di tipo metafisico, e quindi non udibile, che si supponeva venisse prodotta dal movimento dei pianeti nell'Universo (oggi la definiremmo "musica cosmica") e che presupponeva un legame diretto tramite rapporti matematici ed astronomici con il Creatore. A parte questo aspetto, Werckmeister tracciò alcune ipotesi di "buon temperamento" che in teoria miglioravano di moltissimo il mesotonico e rendevano molto più accessibili molte tonalità prima di allora impraticabili. Tra queste ipotesi (alcune delle quali esposte a livello esclusivamente teorico ed irrealizzabili nella pratica), in particolare due sono poi divenute i temperamenti più conosciuti, denominati Werckmeister III e Werckmeister IV.
Nel primo temperamento, il Werckmeister III, viene prevista -anche qui- la suddivisione del comma pitagorico in quattro parti uguali sulle quinte Do-Sol, Sol-Re, Re-La e Si-Fa diesis. Come si vede, le quinte interessate dall'operazione non sono consecutive poichè la quarta viene "spostata verso l'alto" di un tono. Con questo accorgimento si ottiene la modifica di diverse terze (sia maggiori che minori) che porta a rendere più "temperate" proprio le terze cromatiche in precedenza impraticabili (Mi-Sol diesis, Re-Fa diesis, Fa-La, ecc.) mentre rimane il vantaggio di avere otto quinte pure su dodici.
Nel secondo temperamento (Werckmeister IV) il comma pitagorico viene diviso in tre parti uguali ed il temperamento avviene su quinte alternate, cioè "temperando" Do-Sol, Re-La, Mi-Si, Fa diesis-Do diesis e La diesis-Fa in diminuzione, e contemporaneamente "aumentando" due quinte (Sol diesis-Re diesis e Re diesis-La diesis) dello stesso valore. Con questo accorgimento si ottiene che, in pratica, solo tre quinte risultano temperate, con il grande vantaggio di ottenere un'ottima "circolazione tonale" mantenendo ben nove quinte pure su dodici.
Questi sono i due temperamenti più conosciuti di Werckmeister, applicati in diversi strumenti dell'epoca ed adottati anche oggi non solo per i restauri ma anche per la costruzione di nuovi strumenti filologicamente "corretti" (e li troviamo disponibili anche in molti degli organi elettronici a suoni campionati di recente produzione). E' da sottolineare che, all'atto pratico, l'accordatura di un organo secondo questi due temperamenti, a causa della non consecutiva successione delle quinte da temperare, risulta molto impegnativa.
Un'ultima annotazione. Poichè questi tipi di temperamento erano molto più agevolmente applicabili al clavicembalo che all'organo, i musicologi ritengono che "Il clavicembalo ben temperato" di Johann Sebastian Bach sia stato composto proprio per un cembalo accordato secondo i temperamenti di Werckmeister.
Johann Philipp Kirnberger nasce nel 1721. Studia clavicembalo dapprima con Kellner e poi, per due anni, con Johann Sebastian Bach. Dopo un periodo trascorso in Polonia, nel 1751 torna in Germania e, perfezionatosi in Violino con Fickler ed in composizione con Graun, diventa Konzertmeister presso la Principessa Amalia di Prussia, incarico che terrà fino al 1783, anno della sua morte.
La figura di Kirnberger, più che per la sua produzione, è ricordata per aver contribuito in modo fondamentale alla rivalorizzazione di un considerevole numero di opere di Bach, che fece pubblicare, con l'aiuto di Carl Philipp Emanuel Bach, dapprima presso Marpurg e poi da Breitkopf a partire dal 1763. Sicuramente, per Kirnberger, la figura e l'opera di Johann Sebastian Bach rappresentavano l'apice della musica di quel tempo e, altrettanto indubitabilmente, egli fu il primo che contribuì alla "riscoperta" della musica del Kantor di Lipsia, riscoperta che fu poi concretizzata in modo più compiuto qualche decennio più tardi da Mendelssohn.
Ma Kirnberger, che -peraltro- come musicista è sempre stato considerato dai critici alquanto mediocre e talora "pedante", è conosciuto soprattutto per la sua opera teorica, specificatamente nel campo dei temperamenti, ai quali egli dedicò molte energie ed in cui espose tre ipotesi, due delle quali diedero origine a due dei temperamenti più conosciuti. Vediamo queste due ipotesi.
Il temperamento "Kirnberger II" vede -a differenza di Werckmeister- la divisione del comma sintonico in due parti uguali, che vengono applicate a sole due quinte (Re-La e La-Mi), lasciando addirittura dieci quinte pure. Questo sistema, se da una parte preserva la "purezza" della quasi totalità delle quinte, presenta però diversi inconvenienti che lo portano ad essere considerato addirittura un passo indietro rispetto ai temperamenti di Werckmeister. In effetti la presenza di due quinte molto strette e la conseguente formazione di alcune terze "pitagoriche", cioè eccessivamente "larghe", impediscono le modulazioni a tonalità che abbiano più di un bemolle e più di cinque diesis. In effetti, quindi, questo temperamento risulta molto più adatto all'esecuzione di musiche precedenti non solo all'epoca di Kirnberger, ma anche a quella di Bach e di Buxtehude.
Il temperamento "Kirnberger III" è da una parte l'evoluzione del precedente e dall'altra una specie di modifica del Werckmeister III. In questo caso è il comma sintonico che viene ripartito su quattro quinte consecutive (Do-Sol, Sol-Re, Re-La, La-Mi). Il conseguente "schisma", cioè il valore di differenza tra il comma pitagorico e quello sintonico, viene piazzato nella quinta Si-Fa diesis. Il risultato, come nel Werckmeister III, è che si ottengono otto quinte pure, ed anche la terza maggiore Do-Mi risulta pura. Anche questo sistema, come si può vedere, risulta ben meno performante del Werckmeister IV, rappresentando, agli effetti pratici, un arretramento rispetto ad un temperamento ideato quasi mezzo secolo prima.
Sicuramente Kirnberger non era un matematico della levatura di Werckmeister e questo, nelle sue teorie sui temperamenti, lo si vede chiaramente. Purtuttavia i suoi due temperamenti furono ampiamente utilizzati negli organi della Germania del suo tempo, soprattutto in quegli strumenti che, ricordiamo, nella maggior parte dei casi, erano rimasti fermi al mesotonico di duecento anni prima, che non avevano avuto l'onore ed il piacere di conoscere Werckmeister e per i quali i temperamenti di Kirnberger (in particolare il Kirnberger III) erano un notevole passo avanti. A favore di questi temperamenti giocava inoltre (e molto) il fatto di essere abbastanza agevoli da praticare rispetto alle oggettive difficoltà che i Werckmeister creavano agli organari (non per nulla, oggi, diversi intonatori ritengono che per ottenere un buon Werckmeister IV su un organo accordato in tondo ci siano solo due soluzioni: mediarlo con il Kirnberger III oppure.... usare un accordatore elettronico!).
I temperamenti di Kirnberger, comunque, ebbero una notevole diffusione, ed è per questo motivo che, come i Werckmeister, essi sono considerati tra i temperamenti "storici", ed anch'essi utilizzati sia per restauri che per nuove costruzioni. Ed anche questi temperamenti sono spesso disponibili anche sugli organi elettronici campionati di oggi.
Abbiamo così terminato la trattazione dei Temperamenti antichi. Abbiamo di proposito ignorato diversi altri tipi di temperamento, alcuni dei quali altrettanto noti e praticati, ma poichè questa trattazione non ha -e non vuole avere- le caratteristiche di specialisticità, bensì solamente di fornire le nozioni di base sull'argomento, sarebbe stato un inutile appesantimento che non volevamo propinare ai nostri amici lettori, lasciando a loro, se interessati, il compito di ampliare più approfonditamente questa tematica. Per lo stesso motivo non tratteremo il Sistema Equabile moderno, poichè nella sua semplicità si limita a dividere l'ottava in dodici parti uguali, ripartendo il comma pitagorico di un dodicesimo per semitono e risolvendo, una volta per tutte, trecento anni di discussioni. I puristi della filologia, con molta ragione, non amano questo temperamento poichè, effettivamente, butta a mare tutte le teorie delle quinte e delle terze pure e consonanti (in buona sostanza, nel nostro sistema temperato non c'è un solo intervallo che abbia un qualche rapporto con i suoni "naturali" di cui abbiamo parlato nella prima parte di questa trattazione) per ottenere rapporti matematicamente "forzati" -e quindi innaturali- tra i vari suoni, ma che, dall'altra parte, consentono la completa e totale "circolazione" tra tutte le tonalità (ma anche qui ci sarebbe da discutere per via dell'identità di suoni tra una tonalità di Re diesis ed una di Mi bemolle). D'altra parte, l'evoluzione della musica a partire dall'Ottocento, con le sue aperture verso un cromatismo sempre più esasperato, non poteva che portare a questo risultato.
Ovviamente, come suol dirsi, della Musica, come per il maiale, "non si butta niente". I temperamenti antichi fanno parte della Storia della Musica e ne rappresentano quasi mezzo millennio di vita. Essi, come i Modi Gregoriani, la Notazione Nera, l'Ars Antiqua, i Motetti, gli "Organum medievali" e tutto il resto, devono essere preservati, tutelati e valorizzati.
E' quindi per questo motivo che, personalmente e possibilmente, preferiamo ascoltare le opere di Buxtehude eseguite su di un bell'organo anseatico "temperato" sul Werckmeister IV, Frescobaldi su un positivo accordato con un mesotonico ad 1/4 di comma ed il Fa-Si di Berio su un bell'organo temperato "equabile".