Oggi torniamo di molto indietro nel tempo per approfondire una testimonianza molto importante per capire le origini dell'organo europeo. Si tratta dell'organo di Aquincum, strumento molto conosciuto dagli addetti ai lavori e dagli storici dell'organo, di cui vediamo qui sotto una perfetta ricostruzione.
Nel 1931, durante gli scavi archeologici in una località dell'Ungheria dove trovavasi ubicata ai tempi dei Romani la città di Aquincum, vengono rinvenuti resti abbastanza strani. Mano a mano che questi resti vengono alla luce diviene evidente che si tratta di uno strumento musicale dell'epoca romana, più precisamente di un organo. Per gli esperti è un ritrovamento di eccezzionale importanza, poichè non sono mai venuti alla luce resti di tali strumenti risalenti a quell'epoca e fino ad allora per le ricostruzioni degli organi romani ci si era basati solo sulle molteplici descrizioni fatte dagli scrittori del tempo, descrizioni che, seppur dettagliate, non avevano permesso di capire in modo approfondito il funzionamento di tali organi.
In precedenza il primo a citare l'organo nell'antica Roma è Cicerone, il quale lo descrive (siamo verso il 75 a.C.) come uno strumento musicale che egli scopre durante un suo viaggio in Grecia ed Asia Minore. Questo particolare ci fa capire che a quell'epoca l'organo a Roma è ancora praticamente sconosciuto.
Ritroviamo poi l'organo citato da Seneca e sappiamo che Nerone nel 67 d.C. fece personalmente una pubblica dimostrazione del funzionamento di un organo che, per quanto sappiamo dalle descrizioni, era già abbastanza sviluppato e presentava un discreto numero di registri. A questo periodo risalgono inoltre diverse monete commemorative coniate in occasione di giochi (o forse competizioni musicali tra organisti) in cui sono raffigurati strumenti dell'epoca e da cui si traggono diverse utili indicazioni di carattere visivo che ci aiutano molto a capire come fossero gli organi romani di quel tempo. Molte utili indicazioni si traggono inoltre dai mosaici dell'epoca e da diverse sculture, tra cui, curiosissime, diverse lampade ad olio per uso casalingo che raffigurano, appunto, un organo.
E'comunque da tenere presente che, fino ad allora, l'organo descritto e raffigurato è sempre di tipo idraulico, in cui, cioè, la pressione dell'aria necessaria al funzionamento viene fornita mediante un sistema di pompe idrauliche, e questo è testimoniato dal fatto che tali strumenti vengono denominati "hydraulos", cioè flauti che funzionano ad acqua o, più familiarmente, "hydra". Questi strumenti idraulici nella Roma di Nerone erano molto apprezzati e venivano costruiti in due modelli. Il modello più grande, che veniva impiegato negli anfiteatri durante i giochi e le competizioni, arrivava ad avere anche una decina di registri costituiti per lo più da ancie e dal timbro molto potente e spiccato. Il modello, per così dire, "casalingo", e che veniva impiegato nei teatri e nei saloni delle dimore patrizie, era più piccolo ed aveva meno registri, per lo più costituiti da canne ad anima ed il cui suono era molto più dolce ed adatto all'intrattenimento privato.
Ma ritorniamo al nostro organo di Aquincum. Esso è importante per due motivi. Il primo è che si tratta dell'unico reperto archeologico di un organo dell'epoca romana arrivato fino a noi. Il secondo motivo è che questo strumento non ha, come quelli della sua epoca, il meccanismo idraulico per la produzione dell'aria. Si tratta infatti del primo organo "europeo" di cui si ha notizia che per la produzione dell'aria utilizza un mantice. Questo ci fa capire che è proprio in questo periodo che l'organo subisce quell'evoluzione che lo porterà ad avere già la fisionomia di base che costituirà poi la base dello sviluppo di questo strumento nel corso dei secoli. Ma a quando risale l'organo di Aquincum?
A questo proposito si può dire che questo strumento ha il certificato di nascita. Sullo strumento è infatti posta una bella targa in bronzo che, testualmente, recita: