Nei tre secoli che intercorrono tra l'inizio del 1500 e la fine del 1700 tante e tali furono le innovazioni in campo organario che è molto difficile trattarle tutte in modo soddisfacente. L'unica cosa che rimase uguale, come principio di funzionamento, fu il tipo di trasmissione: meccanica.
Dall'inizio del 1500 l'evoluzione dell'organo nelle varie regioni europee assume caratteristiche diverse, che segnano la nascita delle varie cosidette 'Scuole Organarie Nazionali'. Queste scuole, che francamente non ci sentiamo di definire 'nazionali' in un continente in cui la struttura geopolitica mutava da un mese all'altro, fanno si che all'inizio del 1800 nei vari Paesi Europei si abbiano organi diversissimi sia come caratteristiche tecniche che timbriche.
Abbiamo lasciato un organo già ben formato agli inizi del 1500. La prima novità che abbiamo è l'aumento del numero delle tastiere. Questa innovazione, recepita solamente in alcune regioni Europee, è dettata dal desiderio di rendere l'organo sempre più adatto alle forme ed agli stili musicali delle varie zone. Il principio tecnico è di aggiungere un altro somiere con i suoi registri e renderlo indipendente manovrandolo mediante una sua tastiera.
Abbiamo detto che ogni scuola organaria accetta più o meno questa innovazione. La scuola italiana non la recepisce, la scuola francese la fa solo parzialmente sua, aggiungendo tastiere ridotte come estensione e numero di registri, mentre la scuola germanica è la vera rivoluzionaria in questo campo. Non riteniamo di esagerare affermando che tra il 1500 ed il 1600 è nell'area tedesca che l'organo si evolve in modo tecnicamente dirompente: strumenti con due tastiere, entrambe molto estese, sono la regola, mentre appaiono organi anche a tre tastiere. Nel frattempo, le pedaliere abbandonano il loro carattere di accompagnamento per diventare vere e proprie tastiere da suonarsi con i piedi.
Non conosciamo i motivi profondi di un così grande fermento musicale, soprattutto organario ed organistico; alcuni ne attribuiscono l'origine alla Riforma Luterana, altri lo considerano una reazione creativa e liberatrice alla Guerra dei Trent'anni. Comunque sia, noi prendiamo atto che in quel periodo il centro focale della musica organistica si trova in Germania, e questo è testimoniato dalle Abendmusiken di Lubecca, dalle opere dei vari Praetorius, Lübeck, Bruhns, Buxtehude e Bach. D'altra parte, se ancora ce ne fosse bisogno, esistono strumenti che ci dimostrano quanto evoluta fosse la tecnica organaria germanica. Basti pensare, a questo proposito, che se nel 1619 Michael Praetorius progettava un organo che con due tastiere e pedaliera azionava ventisette registri su tre corpi d'organo, già nel 1550 a Lüneburg era funzionante un organo a tre tastiere e pedaliera con oltre quaranta registri. Se poi consideriamo il fatto che , ancora duecento anni dopo, in Italia si costruivano organi ad una tastiera, non più di una decina di registri e pedaliere ridottissime, appare ben chiara la diversità di evoluzione tecnica dell'organo nelle varie regioni europee. Come informazione curiosa diremo ancora che l'organo di Lüneburg è ancora oggi esistente, perfettamente funzionante e, alla veneranda età di 450 anni, viene utilizzato dai più grandi organisti per le loro performances di musica barocca germanica.
Sulle timbriche il discorso si fa più complesso. Infatti in questo campo abbiamo un intreccio pressochè costante di contatti, collegamenti ed interscambi tra le diverse scuole organarie. Naturalmente ognuna di esse recepiva dalle altre solo quello di cui aveva bisogno. Questo curioso modo di scambiarsi esperienze senza peraltro distaccarsi dalle proprie origini e tradizioni, porterà le varie scuole ad un punto di rottura, che coinciderà con la grande rivoluzione musicale ottocentesca, con quella che viene comunemente denominata 'musica romantica'.
A prescindere da ogni considerazione estetica, comunque, sta di fatto che tra il 1500 ed il 1700 si delineano in Europa tre grandi aree d'influenza organaria, ognuna delle quali soggiace a ben precisi canoni di stile e di fonica. Esse sono quella Italiana, quella Germanica e quella Francese, di cui parleremo più ampiamente nel prossimo numero.